Altro spazio importante della vita scolastica è quello della mensa. I bambini della scuola dell’infanzia e primaria trascorrono parte del tempo scolastico settimanale nella mensa.
La tavola è da sempre luogo di socializzazione e anche qui i docenti possono osservare i propri studenti sotto altre prospettive. È inoltre un luogo di socializzazione ed educazione al senso di responsabilità verso il cibo, l’igiene e lo stare a tavola. Qualche docente pensa che tutto questo non rientri nei propri doveri, ma un insegnante educa sempre, ovunque si trovi.
Eppure dalle mense scolastiche spesso il messaggio che viene fuori è quello dello spreco, intollerabile soprattutto quando si parla di cibo che viene gettato nella spazzatura. Ad ogni bambino viene servito un piatto già porzionato e se questo cibo non viene consumato, spesso neanche toccato, verrà inesorabilmente gettato via. Perché non offrire allora più alternative da scegliere al self service e riutilizzare quel cibo non consumato in altri modi?
Una sfida educativa
I menù tengono conto esclusivamente dei valori nutrizionali senza considerare il reale gradimento degli alunni. Nella mia scuola, fino a qualche anno fa, una volta al mese veniva cucinata la pizza che riscuoteva successo non solo tra i bambini; poi qualche geniale dietista ha pensato bene di toglierla dal menù, lasciando spazio a polpette di pesce dal sapore assai discutibile. E così il cibo viene buttato e i bambini rimangono digiuni.
Importante e stimolante per l’educazione dei bambini un coinvolgimento pratico alla gestione della mensa, affinché acquisiscano consapevolezza di quante risorse si investono nella preparazione e conservazione dei cibi. Potrebbe essere un momento educativo importante.
Vedere quanti sacchi pieni di cibo vengono gettati via ogni giorno è triste. Lo spreco del cibo è una grande sconfitta e allo stesso tempo rappresenta una sfida educativa finalizzata a formare i bambini che dovranno diventare degli adulti capaci di nutrirsi bene e non buttare via il cibo.
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