Mani che mancano
I Vangeli non parlano più della vita di Maria dopo il dolore del Calvario, ma le immagini dell’arte raccontano della sua morte, seguendo, ancora una volta, le pagine dei Vangeli apocrifi.
Caravaggio affronta invece il tema della morte della Vergine in modo assolutamente diverso e nuovissimo, togliendo dalla scena ogni riferimento soprannaturale, per calarla in un interno realistico e povero, cui si accordano i personaggi degli apostoli e della Vergine stessa.
Le mani di Maria, così come il suo viso, sono l’eloquente e drammatico segno dell’abbandono alla morte. Una mano è sulla veste rossa che sottolinea il gonfiore del ventre, l’altra pende abbandonata verso lo spettatore.
Il corpo della Vergine è come abbandonato e senza difese, aperto e scomposto, ma con un richiamo alla posizione di Gesù crocifisso, data da quel braccio steso, dal capo reclinato, dai piedi nudi e divaricati. In questo modo la morte della Madre ricorda quella del Figlio.
Dalle nostre mani alle sue mani
Le mani di Maria che sono state mani di bimba, di sposa, di madre felice e di madre affranta, mani che hanno sperimentato la terra e il cielo, sono diventate soprattutto mani di madre per tutti gli uomini. Mani in cui l’umanità accorre a mettere speranze, sofferenze e tutta la sua immensa fatica di vivere.
Scopri di più nel libro “Le mani di Maria” di Zaira Zuffetti (Àncora, 2011)
Bruno dice
Bellissime riflessioni, grazie