È ora di preparare il presepe. Dallo scatolone che riposa per undici mesi all’anno in soffitta è ora di tirare fuori e scartare le statuine che alla fine del precedente Natale erano state abilmente conservate.
Troviamo Maria, il Bambino Gesù, i Magi, i pastori e le pecorelle, la stella cometa, qualche casetta e inevitabilmente c’è anche lui, Giuseppe; sempre lì, silenzioso e discreto. il suo posto è nella grotta, vicino al Figlio e alla Madonna. Stessa posizione di sempre, un po’ invecchiato? No, anche se San Giuseppe è spesso raffigurato non proprio giovanissimo, un uomo dall’aria matura, rassicurante per un bambino. Anche se quest’ultimo è niente meno che il Figlio di Dio. Il mio San Giuseppe è sempre lo stesso, non solo nella sua figura in ceramica, ma anche per ciò che ha rappresentato nella mia vita di fede.
San Giuseppe nel mese di dicembre e durante tutte le festività natalizie si gode il suo momento di gloria, finalmente un po’ al centro della scena.
Già, perché normalmente nelle chiese il padre terreno di Gesù ha un posto defilato – sempre che ci sia una sua statua o un quadro – quasi trascurato rispetto a tanti altri santi della Chiesa. Se altri santi hanno cercato e desiderato con il cuore Gesù, San Giuseppe è l’unico che ha realmente vissuto accanto a Lui.
Eppure tra i miei alunni ricorre spesso la domanda se Giuseppe sia il vero padre di Gesù. Se Gesù è il Figlio di Dio, allora ha due padri? Era un padre di serie B? Com’è questa storia di Giuseppe? È normale che i bambini pensando alla figura del papà facciano riferimento alla loro figura paterna, non riescono a concepire l’esistenza di due padri, per giunta uno dei quali in Cielo. Sarà forse per questo che la cristianità dimentica troppo facilmente la figura di San Giuseppe.
Giuseppe è innanzitutto un uomo, discendente del re Davide, quindi di una stirpe regale che contemplava niente di meno che uno dei re più importanti della storia di Israele. Davide, figlio di Iesse, era a sua volta discendente di Abramo; Giuseppe è quindi a tutti gli effetti strettamente legato alla storia del popolo ebraico. In Isaia 11,1 leggiamo chiaramente che il Figlio di Dio doveva provenire da tale discendenza. Gesù nasce a Betlemme perché Giuseppe era originario di questa piccola cittadina della Galilea.
Nei vangeli Giuseppe non dice nemmeno una parola. Era un falegname che ad un certo punto della sua storia si ritrova ad essere padre senza sapere come. Ubbidì al sogno che lo rassicurava sulla natura del Figlio, adempiendo così alle Scritture in virtù della sua discendenza. Avrà cullato il bambino Gesù, immagino quanto possa essere stato emozionante questo gesto così usuale per un padre. Lo vediamo con Gesù fino ai dodici anni poi nulla più; non sappiamo come possa essere morto, né dove, né in che età. Nel silenzio ha vissuto e nel silenzio se n’è andato.
In quella grotta dove ad un bambino tutto manca, Gesù non ha voluto privarsi della cosa più importante, di una famiglia composta da un padre e da una madre che potessero accudirlo. Giuseppe ha svolto proprio questo ruolo, quello di un padre terreno a tutti gli effetti.
Me lo immagino Giuseppe, non vecchietto, triste e pensieroso come ce lo rappresentano quadri e mosaici, piuttosto come un giovane, forte e vigoroso, tenace nelle sue decisioni, saggio e protettivo per essere il padre di un Bambino così speciale. Non ultimo anche molto devoto nel rivolgere lo sguardo al Dio incarnato. Riassume in queste caratteristiche i tratti principali che dovrebbero possedere tutti i padri.
Deve aver avuto una vita davvero bella San Giuseppe perché ha avuto modo di vivere a metà strada tra la realtà terrena di ogni essere umano e il Cielo, mai così vicino come nel suo caso. Le sue domande e le sue incertezze trovarono una sponda in Gesù, senza dimenticare di avere al suo fianco anche una donna straordinaria come Maria.
Giuseppe era un uomo di fede che ha creduto nei sogni. Sapeva di essere il destinatario di un progetto. Davanti a tutto questo sarebbe normale un senso di smarrimento e invece lui è andato avanti. Non si sentiva certo un supereroe, un privilegiato, piuttosto un uomo che con la semplicità dei piccoli ha saputo vivere da grande, nel silenzio, nella discrezione, virtù delle grandi anime.
Ora lo vediamo lì nel presepe a contemplare ancora una volta suo Figlio.
Il mio sguardo va alla mangiatoia, affascinato oggi come allora, da quell’uomo discreto colmo di un amore unico.
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San Giuseppe nell’arte
Sette momenti scandiscono l’esistenza di Giuseppe, accompagnati da altrettanti silenzi: il silenzio dello sposo, del padre, del Natale, del Tempio, dell’esule, di Nazareth e della morte. Opere di Giotto, Bruegel, Mantegna, de La Tour, Lotto, Murillo e altri grandi artisti raccontano la sua scelta silenziosa, «perché nessuna parola al mondo è in grado di esprimere lo sconcerto dell’ animo, il travaglio del dubbio, ma anche l’indescrivibile pathos e l’esaltazione di un’esperienza, appunto ineffabile, come quella da lui vissuta».
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