Quest’anno abbiamo pensato di attendere Natale sfogliando un particolare “calendario dell’Avvento”. Dietro le finestrelle non troveremo le solite immagini incantate e fiabesche a cui siamo abituati, ma una “poesia” dai toni a volte anche forti, perché Gesù non nasce nelle fiabe, ma nella vita. E la vita è qualcosa che ci tocca tutti, a volte facendoci gioire, altre soffrire.
Ad accompagnarci in questa storia attraverso il mistero del Natale saranno le parole di Guglielmo Cazzulani, autore di Non sembrava nemmeno Dio, di cui è appena stata pubblicata la seconda edizione.
UNA STORIA
È una storia. Una storia d’amore e di nascite, di vita e di morte, come sono tutte le storie che ci tocca vivere su questa terra. Ma sembra una storia a cui manca il coperchio di sopra: non si gioca tutta quaggiù, perché nei giorni del Natale c’è un viavai di angeli e di misteri che cuciono insieme la terra e il cielo.
Giuseppe, Maria. I loro pensieri – chissà – nei giorni benedetti dell’incarnazione forse non sono stati troppo diversi dai nostri. E allora ci è permesso tessere insieme le vicende di questo mondo con quel mistero fitto-fitto, radioso eppure impenetrabile, che va sotto il nome di Dio. Chissà che sia qui, immerso nelle nostre vicende, dietro l’angolo ogni volta che sbagliamo strada. Silenzioso.
Inespugnabile eppure sempre a disposizione. Con un volto talmente comune che lo confonderesti con un passante qualsiasi. Un Dio che si nasconde, certo. Ma non è lontano. È qui.
Innamorarsi
Giuseppe, figlio di Davide, non temere
di prendere con te Maria, tua sposa.
(Mt 1,20)
Hai voglia a chiamarlo ostacolo: Giuseppe, nelle prime pagine del vangelo, assomiglia ad un eroe malconcio, trascinato suo malgrado nel bel mezzo di una tragedia greca, molto più grande di lui. Il conflitto lo poteva dilaniare, ma lui lo risolse in fretta. «Se, a motivo dell’amore, la mia vita non è più mia, ma della sposa a cui l’ho promessa, il problema non si pone». Fin dal primo istante, anche quando non capisce nulla, Giuseppe si mette dalla parte di Maria. Innamorato; o forse qualcosa di più: un mistico. Sempre che tra una categoria e l’altra vi sia differenza.
Così da queste faccende della Galilea del I secolo deduciamo che l’amore è un piolo confitto nel terreno. Non c’è niente che lo possa svellere. L’amore è un arpione, un uncino, una fiocina, un patto di dedizione reciproca. E ora che Maria era in palese difficoltà, Giuseppe non la poteva abbandonare, e doveva agire in suo favore. La «giustizia» di Giuseppe, di cui parlano i vangeli dell’infanzia, ha una forma un po’ strana: non obbedisce alle leggi dei rabbini, ma a quelle del cuore. Giuseppe così realizza una verità semplicissima: l’amore non cambia. Anche se ci fosse stato da sfidare il mondo intero, anche se avesse dovuto mettere la prua della sua imbarcazione a dritta, puntata verso il nero più buio della tempesta, anche se avesse dovuto nuotare controcorrente per il resto dei suoi giorni, niente gli avrebbe fatto mutare idea. L’amore non cambia, l’amore non tentenna. È la verità più bella dell’universo: l’amore non muore.
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