di Guglielmo Cazzulani
Avrebbe fatto il suo figurone, Nicola, in quel racconto di Buzzati, “I Santi” (n. 55 del libro Sessanta racconti, del 1958). La storia di quel santo, S. Gancillo, misconosciuto da tutti, che continua a buttar giù grazie dal cielo, e in terra viene sempre equivocato, perché nessuno lo conosce e tutti pensano che il merito dei miracoli sia di santi molto più altolocati di lui.
Storia di un uomo buono
A Nicola è capitata una disavventura del genere. Santo tra i più amati della tradizione orientale e occidentale, è stato stritolato dagli implacabili ingranaggi della secolarizzazione e del consumismo.
E allora è necessario spiegare che Babbo Natale, l’uomo bianco e rosso vestito da lattina, non è un’invenzione pubblicitaria, e nemmeno un pagliaccio specializzato nell’animazione dei centri commerciali, ma una leggenda originata dalla vita di un santo cristiano: san Nicola. La sua leggenda lo salda strettamente ai giorni del Natale. Vescovo pietoso della città di Myra (nell’attuale Turchia), si distinse per le opere di carità. Un giorno viene a sapere che tre ragazze piombano nella povertà più estrema. Nei suoi tempi finire in povertà, per delle ragazze, voleva dire prepararsi ad essere vendute come schiave. È allora che il santo interviene. Per tre notti di seguito passa nelle vicinanze della casa dove abitano, e getta nella finestra delle monete d’oro. Da questa piccola vicenda è nata l’abitudine di fare regali ai bambini, nei giorni di Natale (la festa di san Nicola cade poco prima).
L’uomo vestito da lattina
Solo diversi secoli più tardi avvenne l’irreparabile. La devozione del santo trasmigrò nelle fredde terre del Nord. San Nicola divenne Santa Claus. Gli si fece crescere una lunga barba bianca, la mitria da vescovo si trasformò in un berretto lungo lungo con tanto di pompon finale, e gli abiti episcopali si mutarono in una giubba bianca e rossa. San Nicola era diventato Babbo Natale, trasformato in un eroe anonimo per farlo arrivare a tutti, messo nei centri commerciali per far sorridere i bambini. E attirare i consumatori.
Dell’iconografia classica rimane ben poco nelle moderne immagini pubblicitarie. Ma Nicola esiste per davvero, non è una favola come Cappuccetto rosso, di quelle usate per far dormire i bambini la sera. E’ una spina conficcata nel nostro fianco, un invito a coltivare una fede forte, a prenderci cura dei fratelli, privilegiando quelli che per tanti motivi sono finiti nella povertà.
E se qualcuno volesse prove tangibili dell’esistenza di Babbo Natale, è sufficiente che faccia un viaggio: non in Lapponia come tutti credono, ma a Bari dove, dopo tante peripezie, sono approdate le sue reliquie. La gente le venera tuttora, custodite nello scrigno di una splendida cattedrale. Lì ci stagnano folle di pellegrini in preghiera: chi a chiedere un favore, chi ad
accendere una candela.
Morale: nella vita tocca essere bravi a scegliersi i regali. Non che sia male avere la casa disseminata di mattoncini per le costruzioni e il bambolotto per giocare. Ma il dono fondamentale, quello che sta all’origine di tutto, è la grazia che ci ha trasformati da poveri balordi in cristiani: gente irsuta, ma che cammina con un po’ di speranza in cuore, con un po’ più di cielo stellato sopra la testa, e la fiducia di chi non si sente mai abbandonato.
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