San Nicola (da cui Santa Claus), l’antenato di Babbo Natale, nasce nel III secolo in una città dell’attuale Turchia: Patara. Di lui possediamo notizie antichissime: esse furono tramandate oralmente per lungo tempo, prima di essere messe per iscritto verso la fine del primo millennio. Si tratta di «leggende», il che non vuole dire che siano delle favole. Sono racconti che poggiano su un fondamento di verità, da cui parzialmente si staccano, perché sono preoccupate di trasmettere una bella notizia per la nostra vita. Non hanno tanto di mira una vicenda passata, quanto futura: vale a dire la storia che tutti quanti noi dobbiamo scrivere, con le nostre scelte di vita.
Storia di un uomo buono
La leggenda ci confida che Nicola nacque in una famiglia agiata e profondamente cristiana. Il bambino aveva tutti i requisiti per trascorrere una vita felice: affetti, fede, sicurezza economica. Poi però cominciarono a piovere guai nella sua vita: in tenera età il piccolo Nicola perse, nell’arco di pochi anni, entrambi i genitori. Messo di fronte a queste disgrazie non permise però alla sua coscienza d’inacidirsi. Custodì il valore della fede e cominciò a prendersi cura delle persone che gli stavano accanto, interessandosi soprattutto dei sofferenti. Era un uomo sensibile.
Il primo dono
Un giorno venne a conoscenza di una cosa tristissima: una famiglia di vicini era caduta nella povertà più estrema. Erano talmente in difficoltà che il papà disperato, per tentare di risolvere i problemi, meditò di vendere i suoi figli a qualche mercante di schiavi. Nicola inorridì. Fu così che prese un’iniziativa davvero originale: di notte passò per tre volte, senza essere visto, presso l’abitazione di questa famiglia, gettando un sacchetto pieno d’oro dalla finestra. Ogni volta che ne cadeva uno, quella famiglia tirava un sospiro di sollievo, domandandosi chi fosse mai il suo benefattore. Fu il padre a scoprirlo, una volta che decise di passare la notte insonne pur di identificare chi volesse mai loro così tanto bene.
I regali sotto l’albero
Da questa leggenda è nata l’abitudine di fare regali ai bambini, nei giorni di Natale (la festa di san Nicola cade poco prima di quella del bambino Gesù). Ecco perché aspettiamo i doni sotto l’albero. Non è una scusa consumista, inventata da qualche commerciante per svuotare gli scaffali del suo negozio, ma il ricordo di un amore: un uomo di fede che si preoccupò della felicità di chi gli stava accanto. Questa giornata è celebrazione dell’amore, del mistero profondo dell’amore: anche dei poveri diavoli come noi possono voler bene. Non è la festa del ricevere, ma del dare. Non la giornata della corteccia e dell’esteriorità, ma del cuore. Non il piagnisteo sulla solitudine di noi uomini, ma la celebrazione del camino acceso, vispo e scoppiettante, pronto ad ardere nella casa di tutti.
da «Non sembrava nemmeno Dio – Parole sul mistero del Natale», di Guglielmo Cazzulani, ed. Àncora
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