Trentatré anni di Gmg. E un buon numero di canzoni composte per l’occasione, cantate da centinaia di migliaia di ragazzi arrivati da ogni parte del mondo per pregare insieme. L’inno della prima giornata mondiale della Gioventù (Roma 1986) resta ancora oggi quello più famoso, spesso proposto in chiesa durante le celebrazioni. Vogliamo fare un breve ripasso? Eccoli qui.
Resta qui con noi (Roma 1986)
«Se tu sei fra noi, la notte non verrà». Una rielaborazione di quanto l’evangelista Luca mette in bocca ai discepoli di Emmaus: ancora non hanno capito che quell’uomo che li ha accompagnati durante il viaggio è Gesù Risorto, ma sono rimasti colpiti dalle sue parole. Una canzone che “funziona”, e che coinvolge l’assemblea quando – in molte parrocchie lo fanno – l’ultimo ritornello viene accompagnato da un battito di mani. Non tutti i liturgisti, probabilmente, apprezzerebbero.
Un nuevo sol (Buenos Aires 1987)
«Il dolore si copre con l’amore», «Lo sappiamo: il cammino è l’amore». È un invito a costruire (con l’amore, per l’appunto) «una patria più giusta e fraterna».
Somos los jovenes del 2000 (Santiago de Compostela, 1989)
«In mezzo a tanta confusione, tra tanta falsità, cerchiamo un cammino con orizzonti di libertà». Fra gli inni delle Gmg, forse questo non è uno dei più entusiasmanti.
Abba Ojcze (Czestochowa 1991)
Orecchiabile e non banale. E un ritornello facile da pronunciare per chi non è polacco. Ben fatto.
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