La scuola è il regno del libro. Non ci può essere una scuola senza i libri, studiati, sottolineati, stropicciati, impolverati, a volte anche maltrattati, strappati e odiati dagli studenti. I testi scolastici però appartengono ad una categoria speciale nel mondo dei libri: non vengono conservati nelle librerie di casa né tantomeno ricordati, spesso non sono neanche tra i più amati. Di fatto, molti sono i ragazzi che non vedono l’ora di metterli in uno scatolone da riporre in cantina con la speranza che qualche roditore se ne cibi o, meglio ancora, bruciarli nel camino come quei testi eretici da far scomparire.
[Leggi di più…]A SCUOLA ACCENDIAMO I COMPUTER, MA SENZA SPEGNERE LA TESTA
Nel corso degli ultimi vent’anni il computer è progressivamente entrato nel mondo della scuola, rivoluzionando il metodo di insegnamento e di studio. Gradualmente docenti e alunni lo hanno introdotto nel loro modo di vivere l’esperienza scolastica; prima gli studenti a dire il vero, in quanto più rapidi ad acquisire le competenze tecnologiche rispetto agli insegnanti, alcuni dei quali ancora oggi mostrano dei limiti in questo ambito.
[Leggi di più…]LA CATTEDRA, UN PORTO SICURO PER I MIEI ALUNNI
Al centro degli arredi scolastici abbiamo la cattedra, oggetto sacro e inviolabile per gli studenti, vera e propria centrale operativa per gli insegnanti.
[Leggi di più…]LAVAGNA O LIM? IO SCELGO ENTRAMBE
All’interno di una classe non può di certo mancare la lavagna. Chi di noi non ha diretto il suo sguardo verso questo oggetto dove generazioni di maestri e professori hanno scritto date, operazioni, sillabe, equazioni, compiti. Gli alunni invece, durante le fugaci ricreazioni, realizzano i propri disegni e scrivono qualche messaggio. Le lezioni iniziano sempre con la data scritta alla lavagna in bella grafia. Allora come oggi, la lavagna attira l’attenzione dei bambini: quante volte mi chiedono di poter prendere i gessi e scriverci sopra.
[Leggi di più…]ODE AL BANCO, COMPAGNO FEDELE
“Va a scuola per scaldare il banco”. Chi di noi non ha mai sentito dire questa frase riferita ad uno studente che frequenta le lezioni con scarso profitto.
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