«Quanto manca?». Il padre, al volante, si volta verso il figlio piccolo, senza poter essere neppure essere accusato di imprudenza: «Dobbiamo ancora partire». «Ah, ok». Passano tre minuti, e la domanda si ripete: «Quanto manca?».
[Leggi di più…]DIO MI CONOSCE. PIÙ DI GOOGLE
Google pensa di conoscermi. Quando inizio a scrivere le prime lettere sul motore di ricerca, già mi suggerisce le lettere mancanti. Ha registrato le mie attività precedenti, sa quale squadra tifo e che interessi ho.
[Leggi di più…]I 153 PESCI E LA PRECISIONE DI UN VANGELO FEMMINILE
Una domenica pomeriggio di quiete. O almeno, per Marco lo era. Fino alla domanda di Sara.
[Leggi di più…]SPALANCATE LE PORTE A CRISTO (MA TANTO ENTRA LO STESSO)
«Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo». Era il 22 ottobre 1978, Karol Wojtyla stava celebrando la Messa per l’inizio del Pontificato, e rivolgeva un invito, con calore e passione.
[Leggi di più…]A PASQUA CON GIULIO
Messa di Pasqua. Il signor Giulio non segue in «religioso silenzio», che peraltro – da frequentatore saltuario della parrocchia – non conosce: di tanto in tanto assesta una piccola gomitata a Oreste, uno «che ne sa di più», e domanda.
Il sacerdote, intanto, ha iniziato a leggere il vangelo: «Il primo giorno, della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro…».
G: «Maria Maddalena? Chi, la prostituta?»
O: «Macché prostituta, dai…».
G: «Ti dico, l’ho letto…».
O: «Dove?»
G: «In tv. Durante quel reality…»
O: «Ecco, appunto. Statte zitto, va…»
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava…
G: «Orè…»
O: «Shhh, che c’è ancora?»
G: «Gesù amava un discepolo?»
O: «Gesù ama tutti. Ma c’è un discepolo che è chiamato “quello che Gesù amava”»
G: «E chi è?»
O: «Giovanni»
G: «E in quale vangelo è scritto?»
O: «In quello di Giovanni».
G: «Te pareva…».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
G: «Orè»
O: «Ma insomma, che c’è?»
G: «Il Vangelo è ancora quello di Giovanni, vero?»
O: «E certo. Uno ne leggiamo, mica facciamo un medley»
G: «Nun te pare un po’ spaccone?»
O: «Eh?»
G: «Ma sì, deve per forza dire che ha battuto Pietro allo sprint. Oh, ammetto, anch’io avrei fatto lo stesso, l’avrei scritto».
O: «Ma vuoi stare zitto un attimo?».
Entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro (G: «Aridaje!». O: «Shhhhh!») e vide e credette
G: «Fregato!»
O: «Chi?»
G: «Giovannino si è fregato da solo»
O: «Perché?»
G: «Ma scusa, il povero Tommaso verrà sgridato perché ha voluto vedere Gesù risorto. “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno”. Ma alla fine, chi è che non ha visto?».
Ehi, vediamo
Sto un po’ con Giulio (sarà perché è frutto della mia immaginazione). E anch’io riabilito Tommaso, che fa spesso la figura dell’ingenuo testone – malfidato, tra l’altro – e invece ha solo chiesto di vedere. Vedono tutti. Maria Maddalena vede la pietra rotolata dal sepolcro (e non solo). Gli apostoli “videro – quantomeno un indizio: i teli posati – e credettero”. E vedranno anche lo stesso Gesù risorto, che i discepoli di Emmaus, lungo il cammino, non saranno neppure in grado di riconoscere, se non quando ripeterà i gesti e le parole del Maestro.
Alla fine, chi più o chi meno, vediamo tutti. I segni della Pasqua li abbiamo davanti. Nei nostri amici, nei nostri conoscenti, persino negli sconosciuti. La buona notizia, forse, è proprio che abbiamo occhi per vedere l’amore. Non possiamo dire: «Non abbiamo visto».