“Bisogna saper interpretare, leggere il brano del Vangelo nel suo contesto”. Quanto è vera, e allo stesso tempo quanto mi fa arrabbiare, questa affermazione!
È vera perché bisogna stare alla larga da chi si ferma al livello “letterale” sempre e comunque, scivolando pericolosamente verso il fondamentalismo. Basta andare a ripescare una frase qualunque sulla violenza – soprattutto nell’Antico Testamento, ma anche nel Nuovo – e si può brandire la Bibbia come un’arma (talvolta si può fare lo stesso con il rosario, agitandolo in piazza, ma occorre davvero una gran faccia tosta).
Dall’altra parte, però, il ricorso all’interpretazione rischia sempre di essere un passe-partout per non sentirsi impegnati. C’è una frase che sentiamo scomoda? “Eh, ma bisogna interpretare…”. Gesù dice qualcosa di molto duro sulla ricchezza? E noi, che certo viviamo nella porzione di mondo industrializzato, possiamo replicare: “Il brano va letto nel suo contesto!”. Interpretando e interpretando, finiamo per cavarcela con poco, dribblando il Vangelo e facendo come se non ci fosse.
Conosco un ragazzo che sta spesso al telefono con un’amica conosciuta qualche anno fa. Il termine “amica” non è del più appropriato, perché è noiosa, e ripete sempre le stesse cose, è un po’ piena di sé. Insomma, io me ne starei alla larga, perché non mi piace sprecare tempo. Lui invece, anche se non è entusiasta quando gli squilla il cellulare, risponde e ascolta tutte le cose che lei ha da dire. Quel ragazzo non dribbla il Vangelo. Quantomeno, il brano del vangelo di domenica 1 settembre.
Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti
Lc 14, 12-14
Sprechiamo tempo, allora con chi non ha nulla da ricambiarci, e non sarà tempo sprecato. Offriamo una bibita a quel ragazzo antipatico, chiediamo all’antipatica della scuola (che eravamo contenti di non rivedere per tre mesi) come stanno andando le vacanze, troviamo il lato positivo anche in ciò che non sembra averne. Oppure prendiamo il Vangelo e diciamo: “Fare del bene a chi non ha da ricambiarmi? Vabbè, vedremo, bisogna interpretare…”.
Il vangelo di domenica 1 settembre
Lc 14, 1. 7-14
Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
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