“Contandoli uno a uno/ non son certo parecchi/ son come i denti in bocca a certi vecchi/ Ma proprio perché pochi, son buoni fino in fondo/ e sempre pronti a masticare il mondo”.
Francesco Guccini e Roberto Vecchioni stanno ringraziando “Gli amici”, così si intitola una canzone nella quale, con ironia, parlano di loro (“Non cerchiamo la gloria, ma la nostra ambizione/ è invecchiar bene, anzi direi benone!”) non risparmiando qualche stoccata alla Chiesa e ai “santi tristi” messi a confronto con loro, gli amici, “più divertenti”. Con un’idea di aldilà allegra e rassicurante: “Se e quando moriremo/ ma la cosa è insicura/ avremo un Paradiso su misura/ In tutto somigliante al solito locale/ ma il bere non si paga e non fa male”. Immaginare un Paradiso su misura è del tutto naturale: ricordo che da piccolo me lo immaginavo pieno di piscine di gelato, poi fatto di una distesa infinita di campi di calcio. Quello che adesso ti piace, che ami, non puoi immaginarlo assente nel Paradiso, in quello che rappresenta il luogo perfetto.
La misura di Pietro
Di amici parlano tutti. Parla anche il vangelo di domenica 8 marzo (Mt 17, 1-9). Gesù porta tre amici (Pietro, Giacomo e Giovanni) su un alto monte, e qui avviene la Trasfigurazione: “Il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”. Una meraviglia che assume proporzioni straordinarie dal momento che accanto a Gesù apparvero Mosè ed Elia, figure centrali delle Scritture (il primo per la liberazione del popolo d’Israele dall’Egitto, il secondo fu il grande profeta che non morì, ma venne portato in cielo da un carro).
A questo punto Pietro, con grande spontaneità, si rivolge a Gesù: “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Da piccolo mi meravigliavo del fatto che Pietro non dicesse: “E una tenda per me, una per Giacomo e una per Giovanni”, come se fosse talmente preso dalla meraviglia da dimenticarsi di se stesso. Un po’ come una mamma che mette da parte se stessa perché tutto il suo cuore e la sua testa sono rivolte al figlio.
“Facciamo tre tende”. Quella però è la misura di Pietro, che vive un momento di felicità, un anticipo di Paradiso, e vuole che sia sempre così. Non è la misura di Dio, che risponde in modo diverso, che allo stesso tempo mette timore (“i discepoli caddero con la faccia a terra”) ed è rassicurante (“Alzatevi e non temete”).
Una piccola cosa che mi porto dietro da questa pagina del Vangelo è appunto questa differenza di misure: quella nostra e quella di Dio non coincidono. La fede, forse, è anche convincersi che un mondo a nostra misura non è il migliore dei mondi possibili. Ci sono le misure degli altri, a partire – ovviamente – da quelle di Dio.
Il vangelo di domenica 8 marzo
Mt 17, 1-9
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
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