Ogni anno milioni di persone emigrano, fuggendo dalla povertà, dalla persecuzione o dalla violenza dei loro paesi: sperimentano uno sradicamento familiare e culturale che spezza il cuore. Anche la famiglia di Gesù dovette fuggire in Egitto per evitare che il bambino fosse ucciso da Erode (Mt 2,13-15).
Fino a 60 milioni si contano gli italiani migrati nel mondo, in un esodo durato oltre un secolo e mezzo! La storia dei migranti italiani è storia di lavoro e di sofferenza.
In Brasile gli italiani sostituirono gli schiavi afro-americani nella coltivazione del caffè. In Australia, furono utilizzati per coltivare la canna da zucchero. In Francia tagliarono i boschi sui Pirenei. Negli Stati Uniti fecero di tutto. Nell’Europa del nord furono impiegati soprattutto nelle miniere e nella grande industria.
A Colonia si racconta che nei piloni in calcestruzzo dei grandi ponti sul Reno siano rimasti intrappolati molti giovani manovali e carpentieri italiani, caduti giù, o gettativi, a costituire parte integrante dell’opera di ricostruzione della Germania.
Fatti più noti sono la tragedia del Belgio, a Marcinelle (1956), e di altre miniere nordeuropee nel dopoguerra, dove sono morti centinaia di emigrati. A Monongah (etimologicamente “terra dei lupi”) nel West Virginia, cinquant’anni prima ne erano morti quattrocento. Ma le migrazioni, in Italia, si sono verificate anche fra varie parti della Penisola.
Oggi sono i paesi africani, esteuropei ed asiatici a scrivere le nuove pagine della migrazione. Tutti i migranti, ieri ed oggi, hanno assaporato lo spaesamento della lontananza da casa, gli ostacoli delle barriere etnico-ideologiche e la fatica dell’inculturazione.
Immagina Gesù, Maria e Giuseppe che giungono nel tuo paese come immigranti. Come li tratteresti? Come ti comporti nei riguardi degli immigrati e dei rifugiati nel tuo paese?
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