(di Andrea Gironda) Domanda tagliente, provocatoria, arrivata da Riccardo un ragazzo al primo anno delle superiori che si interroga su cosa sia la libertà: «Se Dio ci crea liberi perché ci dice quello che dobbiamo fare?».
“Ti ho cercata per le strade, nelle piazze e nei musei, in cantine fumose, nelle chiese e nei cortei. Libertà dove sei?”, si domanda Sergio Caputo nel suo primo 45 giri del 1978, recentemente riproposto. Per Jovanotti invece la libertà è “preziosa e fragile, instabile e precaria, chiara e magnetica, leggera come l’aria”. L’uomo cerca, invoca, grida la propria voglia di libertà.
Liberi… fino a un certo punto
Una persona libera è colei che fa quello che vuole? C’è da discutere. Fin da piccoli siamo stati abituati ad obbedire a certi comandi; i genitori limitano la libertà dei propri figli per il loro bene. Un bambino piccolo non è libero di affacciarsi alla finestra perché c’è il concreto pericolo che possa cadere, è un divieto assoluto per il suo bene. Anche noi adulti sottostiamo a degli ordini, a delle leggi, alcune volte per libera scelta, altre volte perché imposte dall’alto.
Da Adamo ed Eva
Nella Bibbia leggiamo che l’uomo è creato da Dio. Ed è creato libero. Il racconto di Adamo ed Eva è significativo: Dio dona loro la vita, gli dice di poter mangiare tutti i frutti del giardino tranne uno, quello della conoscenza del bene e del male. I frutti di quell’albero rappresentano la tentazione più forte della storia dell’uomo, ossia diventare come Dio. Dio li aveva messi in guardia. La promessa del serpente è allettante e fa cadere non solo Adamo ed Eva ma gli uomini di tutti i tempi che pensano di poter diventare come Dio, sostituirsi a Lui o farne tranquillamente a meno.
Tornando a Riccardo
La domanda di Riccardo però tocca un tasto molto preciso: perché Dio deve dirci quello che dobbiamo fare? Semplice, perché Dio è Padre e come un buon padre dona all’uomo dei comandamenti che possano condurlo verso una vita santa e virtuosa. Questo non contraddice la libertà: se non ci avesse creati liberi di scegliere ognuno di noi sarebbe capace di fare solo il bene, riducendoci così a dei robot telecomandati dalla fantasia di un Dio che comanda, così come noi facciamo con il telecomando della televisione.
Come si permette? Chi si crede di essere questo Dio che ci dice cosa dovremmo fare? È Dio, semplice. Se riconosco che è Dio, creatore, Padre, onnipotente allora riconosco che quel comandamento è buono.
Diversamente posso credere a ciò che ritengo saggio: scienza, ufo, oroscopi, asini che volano… Ecco la libertà.
Liberi di amare
A Gesù viene chiesto quale sia il comandamento più grande. Non rinnega nulla della storia del suo popolo ma aggiunge un verbo che muove il mondo: amare. Amare Dio, amare se stessi (concetto spesso dimenticato nelle prediche domenicali) e amare gli altri. E l’amore ci farà uomini migliori.
Se “la libertà è partecipazione” come cantava Gaber, ognuno scelga il proprio progetto, la propria idea, il valore da seguire e il Dio in cui credere. Non se ne stia su di un albero come fanno gli scimpanzé.
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