Quaranta secondi possono essere tantissimi. Soprattutto oggi, con i tempi frenetici ai quali ci siamo abituati. Siamo capaci di ascoltare una persona quaranta secondi senza intervenire? E di fare quaranta secondi di silenzio? Sembrano non passare mai.
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È diventato uno degli slogan di riferimento di questo periodo, per farsi coraggio gli uni con gli altri. “Andrà tutto bene” rimbalza tra i social, viene scritto negli striscioni appesi fuori dalle finestre. In questo periodo così complicato, abbiamo bisogno di parole rassicuranti.
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«Hai capito?». «No, puoi ripetere?». «Eh?». «Cosa?». Il lavoro al tempo dello smart working ci ha fatto scoprire queste continue interruzioni dovute a chi ha la connessione che salta e si è perso dei pezzi di discorso (come mostra un video sul tema del solito geniale Giovanni Scifoni).
A volte, però, non si capisce lo stesso.
Nel vangelo di due settimane fa la samaritana, davanti alla promessa di un’acqua viva (che rimanda alla salvezza), pensa che Gesù possieda chissà quali sorgenti d’acqua: il suo primo entusiasmo è quello legato alla prospettiva di non dover andare più ogni giorno al pozzo. La settimana scorsa, davanti al cieco che aveva riacquistato la vista, tutti hanno preferito non vedere, capire altro. Anche in quello di domenica 29 marzo c’è un’incomprensione, che fa quasi sorridere nonostante il momento – la morte di Lazzaro – sia tragico. Gesù dice che il suo amico «si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli apostoli scrollano le spalle: «Signore, se si è addormentato, si salverà». L’evangelista sottolinea proprio che avevano preso fischi per fiaschi: Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno.
Il centro di questo brano del vangelo arriva dopo. Con il pianto di Gesù, e Lazzaro che torna in vita. Ma mi piace pensare che, da un po’ di settimane a questa parte, il vangelo ci inviti a entrare in sintonia con l’altro, a capire cosa veramente vuole esprimerci, senza ridurlo a banalità. Sperando che la connessione non salti.
Il vangelo di domenica 29 marzo
Gv 11, 1-45
Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
IL PIANO DI MOZART E L’IRONIA DEL VANGELO
«Tranquilli, ho un piano». La frase, se attribuita a Mozart (come in questa immagine che circola su internet), è ironica, perché gioca sul doppio significato della parola «piano»: strategia, oppure strumento musicale.
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“Contandoli uno a uno/ non son certo parecchi/ son come i denti in bocca a certi vecchi/ Ma proprio perché pochi, son buoni fino in fondo/ e sempre pronti a masticare il mondo”.
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